martedì 31 luglio 2012

Le ipotesi possono essere pericolose

Le ipotesi possono essere pericolose, nella vita privata come sul posto di lavoro, eppure le facciamo in continuazione

Diamo per scontato che gli altri sappiano qualcosa. Presumiamo che gli altri siano d'accordo
con noi senza mai chiederlo. Partiamo dal presupposto che qualcuno abbia le competenze per svolgere un certo compito. Ipotizziamo che la gente voglia le stesse cose che vogliamo noi.
Ovviamente, basiamo tutti questi presupposti non su prove concrete ma su congetture, su cose che dicono gli altri e su informazioni parziali.  


Se vi siete mai trovati a parlare con qualcuno che pensavate avesse accettato e assunto la vostra posizione, per poi ritrovarvi sorpresi quando ha espresso le sue contrarietà, sapete di cosa stiamo parlando.

La strada migliore, ovviamente, è sempre quella di evitare di fare ipotesi su qualcuno o su qualcosa. Se si è nel dubbio, meglio chiedere.


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lunedì 30 luglio 2012

Cosa cerca il mercato del lavoro

Il lavoro oggi è il problema principale e non solo nel nostro Paese.
Capire cosa cerca esattamente un selezionatore è, dunque, fondamentale nella "corsa" al posto (fisso e non).

I reclutatori, soprattutto quando selezionano giovani laureati, si preoccupano di trovare persone che vadano a ricoprire gli incarichi più disparati ma ci sono sempre dei punti comuni, nei diversi profili dei candidati, che li colpiscono favorevolmente.
Proviamo a vedere quali sono:

- capacità di interagire con i clienti per risolvere problemi tecnici

- predisposizione a lavorare con team preesistenti 
- capacità di adattamento per divenire efficaci nella nuova realtà il più rapidamente possibile
- saper agire come forza per proporre un cambiamento - essere ambiziosi e motivati
- essere dei buoni comunicatori
- saper lavorare per scadenze 
- avere un approccio rigoroso al lavoro
- saper pensare in maniera strategica 
- avere una rete di relazioni
- possedere la capacità di negoziare- avere una predisposizione alla leadership
- avere capacità organizzative
- essere dotati di resilienza e resistenza
- avere le competenze adatte per compiere attività di pianificazione
- saper presentare efficacemente qualcosa 
- essere flessibili e adattabili
- avere la giusta attenzione al cliente
- avere le conoscenze adatte al problem solving
 

Provate a farci caso: tutti gli annunci che esaminerete nella vostra ricerca di un nuovo lavoro punteranno su una o più delle caratteristiche ache abbiamo elencato sopra. 
Non conviene, dunque, impossessarsene in fretta? In questo percorso di formazione vi viene in aiuto QualitiAmo che ha ampiamente trattato ognuno degli argomenti elencati, provando a renderli chiari ed esaustivi.
Se dovesse mancare qualcosa che ritenete fondamentale, segnalatecelo e proveremo a trattare l'argomento proposto.

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venerdì 27 luglio 2012

4 acronimi per i vostri obiettivi

Molti di voi conosceranno i due acronimi più famosi per quanto riguarda gli obiettivi:

KISS - ovvero Keep It Simple, Stupid (Mantienilo Semplice, Stupido!)
e
SMART - ovvero Specific, Measurable, Attainable, Realistic, Time phased che in italiano suonerebbe più o meno così: Specifici, Misurabili, Raggiungibili, Realistici, Scadenziati nel tempo

ma forse non tutti conoscete questi altri due:

PURE - ovvero Positevely stated, Understood, Relevant, Ethical (Formulati nel modo giusto, Compresi, Rilevanti, Etici)
e
CLEAR (Challenging, Legal, Environmentally sound, Agreed, Recorded) che in italiano diventa: Sfidanti, In accordo con la legge, Eco-compatibili, Condivisi, Registrati

Tenete conto di tutti questi fattori quando stabilite i vostri obiettivi o quelli del Sistema Qualità?

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giovedì 26 luglio 2012

Assumere una persona nuova: stilare il profilo (2)

Continuiamo il discorso iniziato ieri, esaminando il secondo modello che ci viene in aiuto quando vogliamo stilare un profilo per cercare un collaboratore.

Il sistema di Munro-Fraser

Questo secondo sistema comporta cinque considerazioni:   

- l'impatto del candidato sugli altri: fisico, aspetto, capacità di comunicazione
- qualifiche: livello di istruzione, formazione professionale, esperienza lavorativa
- capacità innate: rapidità di comprensione, attitudine all'apprendimento, ecc.
- motivazione: obiettivi individuali, coerenza e determinazione nel perseguirli, tasso di successo
- capacità di autoregolarsi: stabilità emotiva, capacità di resistere allo stress ecc.


Quale dei due modelli preferite e perché?

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mercoledì 25 luglio 2012

Assumere una persona nuova: stilare il profilo

Molti di voi, immagino, si saranno trovati più volte a stilare un possibile profilo professionale dei collaboratori con i quali avrebbero voluto lavorare.
Quello che, però, qualcuno non saprà è che esistono due modelli molto utilizzati da chi fa abitualmente recruitment e che si potrebbero tenere a  mente quando si deve scegliere un collega o un collaboratore.

Oggi vedremo insieme il primo modello, mentre il secondo lo vedremo domani.

Il piano a 7 punti di Alec Rodger

I sette punti che Alec Rodger considerava fondamentali per tracciare un ipotetico profilo di un collaboratore sono:
 
- aspetto fisico, stato di salute, portamento e capacità di espressione e comunicazione
- livello di istruzione, qualifiche professionali e esperienza.
- intelligenza generale e capacità intellettuale
- attitudini speciali: meccaniche, di destrezza manuale, facilità d'uso di parole o cifre, ecc.
- interessi culturali, pratici, costruttivi, sportivi, sociali, artistici, ecc.
- capacità di farsi accettare, influenza esercitata sugli altri, fermezza, affidabilità, fiducia in se stesso
- circostanze legate a particolari esigenze di lavoro (straordinari, viaggi all'estero, ecc.)


Voi tenete conto di tutti questi fattori quando pensate a un nuovo collega? E, ribaltando il discorso, li considerate quando preparate il vostro curriculum da sottoporre ad un processo di selezione? ;o)

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martedì 24 luglio 2012

Il territorio dove si sviluppa la leadership

Perché emerga chiaramente una leadership forte all'interno di un'organizzazione, occorre che si presentino tre condizioni caratteristiche che ne delimitano il territorio fertile:
  1. sfide: sono le attività critiche, i problemi e gli argomenti che richiedono un'azione da leader. In assenza di sfide, non occorrono leader. Un leader si riconosce nelle azioni, da come affronta un problema. Attenzione, però: non conta solamente "cosa" si fa ma anche (e soprattutto) "come" lo si fa
  2. contesto: è formato dalle condizioni "on site" rilevate in un certo momento e in un certo posto. La leadership è sempre legata ad una certa situazione, ad un luogo particolare a persone di un certo tipo. Ecco perché ciò che ha funzionato bene in un certo ambito potrebbe rivelarsi disastroso in un altro. Non c'è un modo giusto di essere leader. La varietà e la complessità delle situazioni prevede una grande capacità di interpretazione e adattamento che sono, appunto, tipiche dei veri leader
  3. caratteristiche: sono le caratteristiche, i tratti caratteriali e le competenze delle persone che possono far emergere qualità da leader. Perché queste qualità emergano, però, occorrono i primi due fattori
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lunedì 23 luglio 2012

Migliorare le performance di qualcuno

Partiamo da una verità che dovrebbe essere chiara a tutti: nessuno inizia un lavoro con la chiara intenzione di farlo male
Esteriormente, spesso, ci si maschera dietro ad un atteggiamento menefreghista per cercare di convincere la controparte che non si è interessati a migliorare ciò che si fa ma, in realtà, tutto questo nasconde una profonda insicurezza

I vostri colleghi affrontano le loro responsabilità con grandi speranze di fare bene e se uno di loro non ci riesce, probabilmente è perché non ha ben chiara o gli manca una di queste cose:


aspettative altrui relative alle sue performancecomprensione che esiste un divario tra ciò che ci si aspetta da lui e ciò che in realtà fastrumenti adatti

• chiarimento relativo alle necessità dell'organizzazione
conoscenze
abilità
motivazione
• coaching

Dato che non si può fare Qualità senza coinvolgere tutte le persone che lavorano all'interno di un'organizzazione, sta anche a noi professionisti del settore provare ad essere d'aiuto in ciascuna di queste situazioni.

Ad esempio:
  1. si possono chiarire le aspettative relative alle prestazioni della persona, impostando obiettivi chiari e misurabili
  2. tramite un'attività di coaching, si può dimostrare esattamente alla persona come dovrebbe lavorare
  3. è possibile sottolineare le lacune della persona, cercando di essere quanto più oggettivi possibile (in collaborazione con la Direzione e l'Ufficio del Personale)
  4. la formazione, ovviamente, è assolutamente necessaria quando mancano le competenze adatte a svolgere un lavoro (in collaborazione con la Direzione e l'Ufficio del Personale)
  5. bisogna stabilire quali strumenti occorrano per svolgere un certo lavoro e poi metterli a disposizione di chi deve svolgerlo (in collaborazione con la Direzione e l'Ufficio Acquisti)
  6. sulla motivazione si può agire con prospettive di sviluppo di carriera, crescita, benefit, vantaggi immateriali o premi in denaro (in collaborazione con la Direzione e l'Ufficio del Personale)
Vi sentite coinvolti in questo lavoro di miglioramento delle performance dei vostri colleghi o pensate che, in fondo, non sia di vostra competenza?

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venerdì 20 luglio 2012

Cambiare lavoro: le ragioni valide e istintive (4)

Ultima parte dell'articolata analisi che vi abbiamo proposto per capire se dovete davvero cambiare lavoro o se, invece, la situazione può essere ancora cambiata a vostro vantaggio.

Eccovi gli ultimi due punti.


Identificate gli apetti positivi del vostro lavoro

Chi è stufo di lavorare in un posto tende, spesso, a dimenticare tutti i vantaggi ad esso legati.
Proprio per questo è importante fare un elenco degli aspetti positivi (ci son, basta volerli vedere...) legati al vostro lavoro attuale.


Concentratevi su ciò che più temete di perdere in un eventuale cambiamento di lavoro: la possibilità di imparare cose nuove, l'autonomia, la complicità con i colleghi, ecc.


Elencate ciò che vi permetterebbe di lavorare meglio

L'obiettivo di questo ultimo step è quello di passare da un lavoro che subite a un lavoro che scegliete e che vi piace. Credete sia possibile nel vostro posto di lavoro attuale oppure è assolutamente necessario cambiare aria?


Riprendete lo schema che avete fatto prima e cercate di associare ad ogni causa dei problemi individuati un'ipotetica soluzione.


A volte basta anche solamente risolvere una delle cose che vi angosciano per vedere tutto in una nuova prospettiva.
Tentare non costa nulla.
 
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giovedì 19 luglio 2012

Cambiare lavoro: le ragioni valide e istintive (3)

Siamo arrivati a metà della nostra analisi per capire se dobbiamo davvero cambiare lavoro. Oggi vedremo insieme il terzo step.


Distinguete tra sogni e realtà


Siete certi che la vostra insoddisfazione non derivi dall'immagine idealizzata che avete del vostro lavoro (riunioni appassionanti, colleghi motivati, compiti che vi permettano di mettere a frutto la vostra professionalità, responsabili davvero coinvolti in ciò che fanno)?


Intendiamoci, le vostre aspettative sono giustissime ma il lavoro perfetto non esiste e forse avete semplicemente scelto una professione non adatta a soddisfare in pieno i vostri sogni. In questo caso cambiare ambiente di lavoro mantenendo la stessa job description non vi porterebbe alcun vantaggio.


Provate anche a chiedervi perché mai avete scelto proprio di lavorare lì dove state lavorando.
Per quiete familiare?
Per lo stipendio sicuro?
Per la comodità degli orari o la vicinanza al posto dove abitate?
Ecco, tra quelli elencati spesso ci sono i motivi che condizionano le scelte delle persone. Occorre, allora, concentrarsi nuovamente e chiederci se siamo disposti a rinunciare a ciò che ci ha portato a scegliere il nostro posto di lavoro attuale per inseguire la vera soddisfazione professionale.
Rifletteteci bene.


A questo punto riflettete bene anche sulle buone ragioni per spostarsi: una promozione rifiutata o tensioni all'interno del gruppo di lavoro o col capo, infatti, non sono buone ragioni per cambiare perché sono condizioni temporanee legate a problemi che possono essere affrontati e - magari -  risolti.
I problemi davvero irrisolvibili sono la noia profonda che vi invade ogni volta che entrate in ufficio, l'idea che le vostre competenze non vengano riconosciute e sfruttate, la completa mancanza di prospettive di crescita, ecc..


Domani concluderemo la nostra analisi con gli ultimi due punti.

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mercoledì 18 luglio 2012

Cambiare lavoro: le ragioni valide e istintive (2)

Continuiamo la nostra analisi per capire se dobbiamo davvero cambiare lavoro, passando al secondo step.


Esaminate bene cosa vi pesa di più nel vostro lavoro


Se il vostro malessere è effettivamente legato all'ambito professionale, fate una lista di ciò che vi pesa maggiormente nella vostra giornata lavorativa e, di fianco, elencate le cause legate alle singole problematiche.
Focalizzatevi su elementi oggettivi, non su semplici impressioni, eventualmente cercando un supporto in chi vi conosce bene (colleghi, formatori, ecc.) per strutturare meglio il vostro pensiero.

Iniziate ad esaminare uno per uno tutti gli elementi:

- il tragitto e la localizzazione del posto di lavoro
- l'organizzazione fisica dello spazio dove lavorate (ad esempio un open space)
- le relazioni con i colleghi
- le gerarchie
- i processi decisionali
- la disponibilità delle persone con cui lavorate
- le prospettive di carriera
- lo stipendio



Uno strumento estremamente utile in questo caso è anche il bilancio delle competenze.


A domani per una nuova puntata!

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martedì 17 luglio 2012

Cambiare lavoro: le ragioni valide e istintive

Cambiare lavoro, in questo momento, è il sogno della maggioranza degli italiani ma agire in base a colpi di testa può costare molto caro.
Per questo motivo, è utile imparare a distinguere tra le ragioni valide per desiderare un nuovo ambiente di lavoro e quelle legate al puro istinto che sembrano le più solide ma sono quasi sempre legate ad una situazione momentanea (un litigio, una riunione andata male, un incontro con colleghi demotivati, ecc.)

Prendetevi, dunque, sempre il tempo necessario per analizzare bene la situazione e nella vostra analisi provate a comprendere questi 5 step:

- distinguete tra problemi privati e problemi professionali
- esaminate bene cosa vi pesa di più nel vostro lavoro
- distinguete tra sogni e realtà
- identificate gli apetti positivi del vostro lavoro
- elencate ciò che vi permetterebbe di lavorare meglio

Distinguete tra problemi privati e problemi professionali

Quando esplodete per una semplice osservazione del vostro superiore, magari giusta, occorre che vi fermiate un momento a riflettere se i vostri problemi professionali siano davvero reali e insormontabili o se - piuttosto - derivino da vostri problemi personali (familiari, di salute, ecc.)  che vi portate al lavoro.

E' inevitabile, infatti, che problemi che si riflettono sulla vostra serenità, vi creino qualche malumore anche al lavoro e contribuiscano ad aumentare il vostro nervosismo o l'ansia nel fare le cose.
Tutto questo è assolutamente normale perché sono proprio i problemi personali a coinvolgerci e a colpirci maggiormente.

Prima di lanciarvi nella ricerca di un nuovo lavoro, dunque, occorre interrogarsi serenamente e cercare di capire se un altro ambiente, altri colleghi, un nuovo capo e una nuova struttura lavorativa potrebbero effettivamente portarvi dei benefici o se le cose da risolvere appartengono ad altri ambiti.

Quali sono gli elementi che hanno cambiato la vostra vita recentemente?
Sono legati al lavoro?
Prima non c'erano?
Da quando vi siete accorti di essere insoddisfatti?


Domani continueremo il nostro discorso, non mancate!

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lunedì 16 luglio 2012

La dittatura delle abitudini

Oggi vi propongo la lettura di un articolo che ho trovato interessante e che si intitola: "La dittatura delle abitudini".

Interessante il loop che sviluppiamo automaticamente per non doverci fermare ogni volta a riflettere per eseguire azioni semplici ma anche estremamente pericoloso se questo circolo diventa vizioso e non ci permette di eliminare abitudini fastidiose.

Ancora più interessante la riflessione sull'inutilità del tentativo di eliminare una cattiva abitudine e sull'utilità, invece, del meccanismo della gratificazione.

Cosa ne pensate?

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venerdì 13 luglio 2012

Il segreto delle persone più produttive

Inc Magazine prova a carpire i "segreti" delle persone più produttive che, come spesso possiamo notare, non lavorano più ore rispetto alle altre ma, semplicemente, traggono il meglio dal loro tempo.

"Le persone più produttive si prendono delle pause perché sanno che l'idea che si riesca a fare di più se non ci si ferma mai è assolutamente sbagliata.
Le energie si esauriscono, così come la capacità di concentrazione. Prendersi un break ogni tanto rilassa la mente e ci permette di individuare soluzioni alle quali prima non avevamo pensato.

Chi è più produttivo, inoltre, ha grandi collaboratori e una vasta rete di conoscenze
Spesso si può fare di più semplicemente sfruttando le idee di altre persone, clienti, colleghi, contatti che si sono trovati nella nostra stessa situazione .

I più produttivi, infine, hanno una vita anche fuori dall'ambiente di lavoro e interessi differenti che permettono loro di sviluppare competenze utili anche all'interno dell'organizzazione e di pensare in maniera differente dalla maggioranza degli stacanovisti".

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giovedì 12 luglio 2012

Avete bisogno delle persone

Daniel Goleman, famoso psicologo e giornalista scientifico, dice che la nostra intelligenza emotiva è molto più importante del quoziente intellettivo quando si tratta di interagire con le persone.
Del resto, Dale Carnegie - scrittore e insegnante - una volta disse che: "le persone non sono creature che funzionano solamente in base alla logica ma creature che si emozionano".

Le nostre interazioni con le persone sono la firma della nostra vita e del nostri rapporti di lavoro. 

Per essere efficaci nel nostro lavoro dobbiamo necessariamente trattare con le persone e avere a che fare con loro in modo nel migliore dei modi.
 
Le persone con solide competenze interpersonali e con il know how necessario per costruire relazioni efficaci sanno che investire sull'intelligenza emozionale è ancora più importante che investire in altri campi della nostra conoscenza
mentre troppi ancora lo dimenticano.

Nei rapporti di lavoro, che ci piaccia o no, le persone si interesseranno a ciò che diciamo e a ciò che facciamo solamente se mostreremo nei loro confronti la stessa disponibilità, facendo capire che ci stanno veramente a cuore i loro successi.

Cosa ne pensate? Credete che questo tipo di approccio sia poco utile per chi lavora nel campo della Qualità e, più in generale, del management o lo ritenete interessante e cercate di approfondirlo?


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mercoledì 11 luglio 2012

Applicare la Qualità in casa

Su uno degli ultimi numeri della rivista "Quality Progress" è stato pubblicato un articolo che spiega come applicare i principi della Qualità alla realtà delle nostre case.
Ora, certamente, molto dipende dal carattere di ognuno di noi (chi fa fatica ad "inquadrarsi" al lavoro vorrà vivere in piena libertà almeno in casa mentre chi considera la Qualità come qualcosa di naturale applicherà già molto di quanto descritto nel testo pubblicato) ma credo che la lettura possa comunque essere interessante per tutti.

Eccovi, dunque, un piccolo riassunto dell'articolo.


Per condurre la casa in piena efficienza si può provare a incorporare i principi della Qualità all'interno della sua gestione.
In particolare, sono i principi delle 5S che danno maggiormente una mano in casa facendoci trovare tutto in ordine, a portata di mano, pulito e pronto per l'utilizzo.

Una lista standardizzata di cose da acquistare al supermercato, magari già ordinata per reparto, ci può aiutare a non dimenticare nulla e a trasformare le normali attività in una macchina ben oliata che non si inceppa mai.
E che dire dell'utilizzo dei principi della Lean manufacturing quando usciamo per fare delle commissioni? Un percorso ben ragionato a tavolino ci farà risparmiare tempo, benzina e attese inutili.

Voi quali principi e strumenti della Qualità utilizzate nella vita di tutti i giorni al di fuori dell'ambiente di lavoro?
A me, ad esempio, torna utilissima una check list rodata per preparare la valigia. ;o)

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martedì 10 luglio 2012

Reagire alle critiche (2)

Il secondo consiglio tratto da "Business & Technologies" per rispondere alle critiche fatte in pubblico è quello di ascoltare bene tutto senza interrompere il vostro interlocutore. Una volta che avrà terminato di esporre tutto ciò che ha da dire, assicuratevi che abbia davvero terminato e solo allora rispondete punto per punto ad ogni obiezione (avrete, naturalmente, preso appunti durante l'esposizione).

Questo modo di fare eviterà che chi è adirato con voi si arrabbi ancora di più a causa delle continue interruzioni e dei tentativi maldestri di giustificarvi.
Tacete e pensate. In questo modo riuscirete a costruire una migliore strategia di difesa e ad esporre al meglio le vostre ragioni.

Naturalmente, se aveste sbagliato, la strada migliore da percorrere sarebbe quella di ammettere il vostro errore e di scusarvi assicurando che non si ripeterà più in futuro.

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lunedì 9 luglio 2012

Reagire alle critiche

Su "Business & Technologies" abbiamo trovato qualche consiglio per reagire alle critiche fatte in pubblico durante una riunione.
Riporto qualche stralcio dell'articolo, sperando che vi possa essere utile.

Come prima cosa, non accettate di farvi massacrare pubblicamente da un manager che ha le idee poco chiare su come si debbano gestire le risorse umane.
Nel caso di un attacco diretto in pubblico, dunque, spiegate bene che siete disponibili a parlare delle vostre ragioni ma che lo farete davanti alle persone interessate e solamente al termine della riunione che non è stata certo convocata con la motivazione di ascoltare voi.
Procedere in questo modo permetterà anche al vostro interlocutore di calmarsi, o almeno così si spera.

Nel caso di una reazione maleducata, comunque, sottolineate sempre in maniera ferma che urlare, agitarsi e imprecare non risolverà il problema e che, in ogni caso, affronterete la situazione solamente quando il vostro interlocutore si sarà calmato. Ricordate che, anche in caso di errore da parte vostra, una reazione isterica da parte di capi o colleghi non è assolutamente giustificata.
Non cadete nemmeno nella tentazione di rispondere con la stessa maleducazione perché passereste dalla parte del torto.

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venerdì 6 luglio 2012

I fattori che portano al successo dei progetti

I fattori critici di successo dei progetti ruotano spesso intorno alle persone e all'impegno di ognuno. Non importa quanto sia buona una tecnologia o come sia stato pensato un processo perché, solitamente, sono le persone coinvolte nella sua gestione a determinarne il successo.  

Questa riflessione ci fa capire quanto sia importante risolvere i problemi delle persone prima di approcciarsi alla gestione di qualunque progetto
La messa in pratica di strategie operative richiede franchezza, apertura, e grande impegno nel fare le cose.
Vanno attuati programmi concreti che rispondano alle esigenze delle persone. È essenziale fornire incentivi, incoraggiamento e praticare l'empowerment dei collaboratori.

Il secondo fattore critico di successo di un progetto è la sua gestione totale (degli strumenti, delle persone, dei dati, ecc.) basata su:

 
efficacia operativa
efficienza operativa
idoneità
resilienza
accessibilità
• sostenibilità
• riflessioni sul costo del ciclo di vita
prestazioni
programmazione
• sistema di costificazione
obiettivi specifici, misurabili, raggiungibili, realistici e puntuali


Vi vengono in mente altri elementi da aggiungere a questa lista?

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giovedì 5 luglio 2012

Lean manufacturing ed economia attuale (2)

Dopo aver visto - ieri - quanto l'applicazione della Lean manufacturing possa aiutare un'azienda in epoca di crisi, diamo un'occhiata a come iniziare ad implementare il pensiero snello e, cioè, a come mappare il valore dei nostri processi.

Per mappare il flusso del valore dei nostri processi potremmo procedere in questo modo:
- selezionare la famiglia di prodotti (o di servizi, ovviamente)
- creare una mappa "as is" e una mappa del valore così come lo vediamo in un prossimo futuro
- sviluppare un piano d'azione che ci porti da come siamo a come vorremmo diventare

Lo scopo della mappa del valore è, ovviamente, quello di individuare ed eliminare eventuali sprechi presenti all'interno dei nostri processi e di dare una priorità ai nostri interventi (a seconda dell'importanza dello spreco che vogliamo eliminare per primo).

La cosa migliore da fare è quella di procedere dalla fine (il cliente che riceve il prodotto o servizio) verso l'inizio del processo. La stessa cosa andrebbe fatta partendo dal cliente e andando indietro fino al fornitore, collegando i due flussi.

Gli elementi da tenere ben presenti nel disegnare il flusso futuro dei nostri processi sono:
- flessibilità
- lead time abbassato
- semplificazione dei flussi
- attenzione alle esigenze dei clienti

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mercoledì 4 luglio 2012

Lean manufacturing ed economia attuale

Partiamo da due definizioni:

valore:
il valore è dato da un'attività che consente di fornire ciò che ha richiesto il cliente, nei tempi concordati e al prezzo stabilito.
Caratteristiche come la disponibilità, il costo e le performance sono tutte dimensioni del valore.

spreco:
uno spreco è un'attività che consuma risorse senza aggiungere valore

La crisi economica che ha investito un po' tutto il mondo comporta:
- difficoltà ad accedere al credito per pagare gli stipendi, acquistare materie prime, fare investimenti
- aumento vertiginoso della disoccupazione
- recessione

Applicare la Produzione snella in un contesto del genere permette alle organizzazioni di:
- abbassare il lead time

- abbassare il valore dei magazzini liberando risorse
- crescere senza investire nuovi capitali e senza assumere nuovo personale
- migliorare la Qualità e abbattere i costi --> ottenere nuovi clienti

A livello operativo avremo, ad esempio:
- offerte più rapide
- gestione degli ordini più efficace
- produzione più efficiente
- più spazio libero in produzione e nei magazzini
- costi di produzione inferiori
- ecc.


A livello competitivo avremo, ad esempio:
- più risorse da investire
- aumento dei profitti
- prezzi più bassi per poter competere
- ecc.

L'organizzazione che applica la filosofia "lean" diventa, in breve tempo, "autosufficiente" trovando in sé le risorse per crescere grazie ad una Qualità migliore, a costi di produzione inferiori e a lead time bassi.

Il primo passo per applicare il Lean thinking è, ovviamente, ricorrere alla mappa del valore che vedremo domani. Non mancate!

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martedì 3 luglio 2012

I fattori che agiscono sulla customer satisfaction

Quali sono, secondo voi, i fattori che influenzano la customer satisfaction?

Noi ne abbiamo individuato 6. Voi quali aggiungete?

Affidabilità 
L'affidabilità è la capacità di fornire ciò che era stato promesso al cliente, in modo affidabile e accurato.

Capacità di generare fiducia

Il cliente deve imparare a fidarsi di voi e a capire che, quando vi ordinerà qualcosa, gli arriverà secondo le modalità pattuite e sarà un prodotto/servizio valido.
 

Aspetti tangibili
E' importante che gli spazi fisici (aziende, negozi, uffici, ecc.), le apparecchiature e l'aspetto del personale siano curati, puliti e in ordine per assicurare una buona accoglienza al cliente.
 

Empatia
E' la capacità di mettersi nei panni dei clienti unita al grado di cura e di attenzione fornito ad ognuno di essi.
 
Reattività  

Coincide con la volontà di aiutare i clienti e di fornire un servizio tempestivo .

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lunedì 2 luglio 2012

Negoziare è un'arte

Per negoziare in maniera efficace dovete prima sapere esattamente cosa volete ottenere e cosa siete disposti ad accettare come alternativa.

Il risultato della negoziazione deve sempre stare da qualche parte fra questi due punti, in caso contrario - se accettaste qualcosa di meno - perdereste la vostra credibilità.
Quando, infatti, spiegate che l'accordo deve partire da un certo livello volete che la controparte vi creda e che non si aspetti che voi siate preparati ad accettare qualcosa di inferiore, giusto?

L'altro segreto per condurre una buona negoziazione è sicuramente quello di essere pazienti.  In molte negoziazioni occorre muoversi lentamente e con cautela. Agendo con fretta, infatti,  dareste l'impressione di essere ansiosi e di desiderare un accordo ad ogni costo e mettereste la controparte in una posizione di vantaggio.
Cercate, invece, di utilizzare argomenti sensati per la vostra negoziazione e di persuadere l'altro che il vostro è un punto di vista da prendere seriamente in considerazione.

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